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Al termine dell’incontro svoltosi in Regione Lombardia nel pomeriggio del 17 ottobre, è stato siglato dalle parti un “Verbale di Accordo” relativo alla procedura di licenziamento collettivo per 175 colleghi e colleghe avviata da Verti.

La definizione di tale accordo è avvenuta nelle ultime ore dell’ultima giornata utile prevista dalla procedura di legge 223/91 e, più in generale, al termine un quasi anno di tentativi compiuti dal Sindacato e dai lavoratori per ridurre il più possibile gli impatti della riorganizzazione decisa dalla Compagnia.

La vicenda dei lavoratori Verti è iniziata a novembre 2021 con la decisione dell’azienda di smantellare il Contact Center e di ridurre il personale di tutti gli altri reparti. Gli esuberi inizialmente dichiarati erano 325; nel corso dei mesi questo numero si è ridotto a seguito di piani unilaterali di incentivazione all’esodo. Preme sottolineare che obiettivo del Sindacato è sempre stato quello della salvaguardia dei posti di lavoro: ma su questo punto, e dopo un anno di lotta, la Compagnia si è sempre rifiutata di fare marcia indietro.

Il giudizio di valore su questa operazione di smantellamento decisa dal gruppo spagnolo Mapfre è stato già da noi ampiamente espresso nel corso dei mesi: scelte imprenditoriali fallimentari che non garantiranno in alcun modo neppure i colleghi non impattati. La decisione dell’Azienda di procedere all’eliminazione di buona parte del personale, senza neppure avvalersi degli ammortizzatori sociali pur previsti nella categoria, ci restituisce la cifra di questa multinazionale, che in spregio a qualsiasi pratica del settore ha perseguito fino in fondo il suo progetto di ristrutturazione. Mapfre ha rilevato quella che era Direct Line nel 2015, con quasi 1000 dipendenti; dopo questo scempio, ciò che rimarrà sarà una “compagnia snella” di circa 250 dipendenti.

I termini dell’accordo, strappati punto per punto grazie alla tenacia dei lavoratori rimasti, si collocano purtroppo nel contesto di un’Azienda la cui scelta è stata, dall’inizio, ristrutturare e smantellare i reparti ad ogni costo. Una lunga e dura trattativa con una controparte che sin dall’inizio ha usato e sfruttato la minaccia del licenziamento con i soli istituti previsti per legge, con l’obiettivo dichiarato di risolvere a brevissimo termine il suo “problema”.

Dopo quasi un anno, con la procedura in scadenza di termini e con l’intento di mitigarne per quanto possibile gli impatti, i punti su cui si è trovata un’intesa sono:
1) Riduzione degli esuberi da 175 a 163 in una prima fase, e in conclusione a 144.
2) Attivazione del Fondo Intersettoriale di solidarietà nella parte Straordinaria per i prepensionamenti (4 lavoratori)
3) Inserimento in accordo della parte su riqualificazioni, ricollocamenti e outplacement
4) Incentivi economici

Le Rsa hanno dunque condiviso l’accordo siglato con l’assemblea dei lavoratori, riunita Giovedì 20 ottobre a Cologno.

All’amarezza che inevitabilmente accompagna il termine di un percorso così duro e logorante, che implica comunque la perdita del posto di lavoro per la maggior parte dei colleghi, va di pari passo la consapevolezza che, durante questi lunghi mesi, nulla è rimasto intentato.

Comunicato unitario

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